Vision:

La rete è una condivisione di saperi, conoscenze e sogni. Attraverso la condivisione, più cose sappiamo, più informazioni scambiamo, più differenze compariamo e più sarà possibile selezionare il buono e le alternative per ottenerlo.

domenica 20 dicembre 2015

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Il Web Virale


Il marketing virale si definisce come l’insieme di quelle tecniche che utilizzano le reti sociali per diffondere il messaggio pubblicitario, al fine di aumentare la visibilità e la notorietà di un prodotto o servizio.

Per reti sociali si intendono anche quelle off-line, ma è sul web che questo tipo di operazioni viene intrapreso più facilmente e con risultati quantificabili. In particolare il web 2.0 (cos'è?), che connette le persone in social network ed è ricco di applicazioni per lo scambio di contenuti, si dimostra l’ambiente tipo per diffondere messaggi virali.

Questo tipo di messaggi vengono prodotti facendo affidamento sul fatto che le persone si scambino e diffondano i contenuti che li divertono, o che ritengono interessanti e degni di nota, condividendoli con amici, parenti, conoscenti.
Alla base del marketing virale ci sono due teorie:

La prima, utile a capire il meccanismo dei social network, è quella dei 6 gradi di separazione: nata agli inizi del ‘900 e più volte ripresa e sperimentata durante il secolo, sostiene che qualunque persona al mondo sia collegata indirettamente a qualsiasi altra attraverso una catena di conoscenze che in media non ha più di cinque intermediari.

L’altra teoria è quella espressa nel libro "Media Virus", secondo la quale una volta che qualcuno è stato raggiunto da un messaggio ne è “infetto” e può trasmettere l’infezione ad altri semplicemente passando il messaggio anche a loro, con risultati esponenziali che si propagano in maniera analoga a quella dei virus.

In questo modo sei più disponibile a ricevere un messaggio pubblicitario se questo è trasmesso da fonti a te conosciute, e sei più coinvolto se il messaggio oltre ad essere pubblicità contiene una certa dose di divertimento, curiosità o informazione, tanto che una volta ricevuto sarà nuovamente segnalato a chi si pensa che possa apprezzarlo.

La novità portata da questa dinamica di diffusione sta nel fatto che i consumatori stessi scelgono quali campagne possano avere successo e raggiungere il target, in base al loro gradimento e alla conseguente volontà di far circolare il messaggio passandolo ad altri. Si tratta di un grande cambiamento rispetto all’approccio consueto in cui i consumatori subiscono i messaggi senza possibilità di decidere e selezionare, con il marketing virale invece il target della campagna in pratica è anche il mezzo di comunicazione che la distribuisce.

Perché la nostra comunicazione sia trasmessa da persona a persona e raggiunga la visibilità che vogliamo, la condizione fondamentale è la qualità delcontenuto. La creatività è quindi l’elemento più importante di una campagna di viral marketing, tenendo però in considerazione alcune caratteristiche tecniche come la dimensione e la compatibilità degli standard, che non devono ostacolare la propagazione del messaggio. Soprattutto se vuoi far circolare un contenuto video, è importante che il formato sia abbastanza versatile da non impedirne la diffusione e la riproduzione in modo agevole.

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domenica 13 dicembre 2015

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Il Mercato Come Conversazione.



Così come le novità introdotte dal 2.0 stanno rimodellando il web è molto probabile che portino a ridefinire anche il web marketing.
Le aziende hanno bisogno di sapere come utilizzare queste rinnovate applicazioni e funzionalità, e quali vantaggi possano effettivamente ottenerne. Ma sono le stesse dinamiche delle relazioni fra persone e aziende ad essere stravolte.

Le regole che per tanti anni hanno governato il settore della pubblicità, come la copertura del target e la frequenza di ripetizione del messaggio, nella realtà del web 2.0 perdono la loro efficacia in favore di approcci incentrata sull'engagement: cioè il coinvolgimento personale.

Questo perché i consumatori non stanno più ad ascoltare la pubblicità ma vogliono gestire le informazioni invece di subirle, ovvero i prosumers, devono per forza essere integrati nella costruzione della comunicazione della marca, trasformandoli in autori o perlomeno diffusori degli stessi messaggi dei quali si vuole che siano gli spettatori.

Nelle dinamiche del web 2.0 le persone possono essere contemporaneamente i creativi che realizzano spot per la marca, i testimonial di questa, e i clienti che ne acquistano i prodotti.

E’ molto alta infatti la quantità di user generated content relativa a prodotti, marche, servizi, che si diffonde in modo virale attraverso i social-network, ed è all’interno di questi che la marca deve essere presente per mantenere il contatto con le persone, e farsi trovare sempre pronta e disponibile al dialogo.

Il primo passo per creare dei clienti fedeli sta nella capacità dell’azienda di instaurare una conversazione con le persone utilizzando tutti i mezzi a disposizione.
Secondo passo l’orientamento della marca deve essere verso la costruzione di un progetto di comunicazione durevole che accompagni la vita dei prodotti e dei clienti, rinunciando alle campagne attuate solo per un periodo limitato di tempo.

Questa strategia deve far leva su due delle caratteristiche fondamentali del web 2.0: la socialità e la gratuità. Significa che si deve interagire con le persone intercettandole nei “luoghi” che frequentano, avere un sito contenitore di informazioni che non sia connesso alla parte "frequentata” della rete non è molto utile a fidelizzare.

L’esperienza on-line della marca non può limitarsi ad una semplice presenza, ma deve essere attiva, percepita come vitale: avere i propri spazi nelle più importanti applicazioni di user generated contentpermette di creare e condividere contenuti, di essere “visitati” assiduamente per aggiornarsi sulle novità, di beneficiare del passaparola che caratterizza i social network e dialogare con le persone mettendosi sul loro stesso piano.

Può essere utile distribuire podcast, servizi, giochi, video, contenuti informativi, che se di qualità e diffusi gratuitamente permettono di portare a termine una comunicazione estremamente più efficace spendendo molto meno che comprando spazi di visibilità per inserire degli spot.

Le aziende fanno investimenti notevoli destinati a forme pubblicitarie sempre meno efficaci con l’obiettivo di raggiungere il maggior numero possibile di clienti,senza considerare le risorse che magari rimangono inutilizzate dentro l’azienda stessa.

Così come nel web 2.0 è molto diffuso il recupero e la pubblicazione di vecchi filmati amatoriali, programmi tv vecchi di anni, e anche pubblicità d’altri tempi, le aziende avrebbero la possibilità di attingere ai loro archivi per digitalizzare, schedare e pubblicare nei social network adatti della grandi quantità di materiale come vecchi spot, progetti, disegni, fotografie, filmati, che potrebbero essere apprezzati, condivisi e commentati da una grande quantità di utenti, aumentando il numero di visitatori,generando traffico sul sito aziendale e facendo valorizzazione della propria storia, incremento della riconoscibilità e notorietà di marca contando su una presenza permanente in canali accessibili a livello mondiale.

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mercoledì 9 dicembre 2015

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Il Futuro Di Internet Il Web 3.0

Il termine Web 3.0 racchiude in sé una serie di significati diversi volti a descrivere l'evoluzione dell'utilizzo del Web e l'interazione fra gli innumerevoli percorsi evolutivi possibili.

Il mondo high-tech sta accelerando l’attuale maturazione del Web a favore di sistemi che siano capaci di estrarre maggiore significato dalla “rete di reti”.

Ad oggi, infatti, ad eccezione dei link, che stabiliscono una connessione diretta tra documenti, il modo migliore per esplorare il Web è rappresentato dall’utilizzo dei motori di ricerca tramite l’inserimento di parole chiave.

Tuttavia, esistono diversi limiti associati al loro impiego, tra cui un alto numero di risultati restituiti, una forte dipendenza di questi dalle parole usate nella ricerca, e la restituzione di singole pagine web o singoli documenti.

Ad esempio, se cerchi la parola "albero" potresti trovare contenuti legati all'informatica, alla botanica e alla nautica.
Insomma, i collegamenti che siamo finora in grado di stabilire sono solo sintattici e non collegamenti che comprendano il significato di quanto si sta cercando. Il calcolatore non è in grado di interpretare il senso del documento e quindi restituire informazioni realmente utili per l’utente.

Il web semantico permetterebbe l’organizzazione delle informazioni in spazi concettuali strettamente collegati al loro significato, la sostituzione delle parole chiave con un sistema di domande e risposte formulate in modo naturale, lo sviluppo di tools automatici che si occupano della manutenzione della conoscenza, effettuando controlli sulla presenza di possibili inconsistenze ed estraendo nuove informazioni, e di effettuare un controllo incrociato su più documenti.

Tutto ciò permette, quindi, di organizzare il Web in un grande database, facilitando l'accesso ai contenuti da parte di molteplici applicazioni che non siano dei browser. Tale idea deriva dal fatto che gli archivi di dati strutturati sono pubblicati in formati riutilizzabili e "interrogabili" da remoto, come XML, RDF (Resource Description Framework) e microformati.

Anche se ancora lontana dalla realizzazione, trova riscontro in alcuni esempi che vale la pena citare: aziende, quali IBM e Google, stanno implementando con successo nuove tecnologie per ottenere informazioni sorprendenti, come ad esempio prevedere le canzoni più scaricate, attraverso il data mining.

La visione della futura ragnatela ha, però, anche altre interpretazioni, come quella del web 3D. Infatti, se la rivoluzione del Web 2.0 è stata caratterizzata dalla possibilità per l'utente di una partecipazione attiva nella produzione dei contenuti e, di conseguenza, la possibilità di una interazione bidirezionale con i mass media, il passo successivo potrebbe essere quello di un coinvolgimento totale dell'utente in un mondo virtuale.
Si potrebbero aprire nuovi modi di connettersi e di collaborare utilizzando spazi 3D condivisi. Si aprirebbe la possibilità di una rete navigabile proprio come fosse una città percorsa da strade, con la capacità di esplorare negozi o fare un giro in una capitale europea senza allontanarsi dal proprio computer.

Questa graduale trasformazione viene ipotizzata, a causa dell’aumento del bacino d’utenza della rete. La creazione di connessioni sempre più fitte e dinamiche può facilitare lo sviluppo di un ambiente in cui le persone si interfaccino direttamente con gli altri utenti attraverso un personaggio, o meglio un avatar, per condividere la loro conoscenza.

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sabato 5 dicembre 2015

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Le Differenza Tra Web 1.0 e Web 2.0: Stickiness e Syndication



In breve: il web 1.0 era caratterizzato dal fatto che si cercava di trattenere il più possibile i visitatori sul proprio sito. Il sito veniva progettato tenendo conto di questa necessità e non della soddisfazione dell’utente, che invece di essere libero di “saltare” da un’informazione all’altra che stesse ricercando, rischiava di perdere tempo ed energie in una navigazione frustrante e dispersiva.

Questa caratteristica viene definita Stickiness, ovvero “l’appiccicosità” di un sito, la capacità di tenere incollato l’utente che con tanto sforzo economico e di marketing si era riusciti a far arrivare sulle nostre pagine.

Con il Web 2.0 si fa esattamente il contrario: la syndacation fornisce informazioni in modo più versatile e diffuso possibile, favorendone il prelievo e la redistribuzione attraverso più canali.

Un utente potrà leggerle, o vedere se su un sito o blog ci sono nuovi articoli, senza mai dovervisi collegare direttamente, ma visitandolo solo se realmente interessato a quelle informazioni, sia per leggere l’intero articolo oppure semplicemente per cercare approfondimenti.

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martedì 1 dicembre 2015

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Htlm, Xml, Quali le differenze?



Nella nuova generazione del web il tradizionale linguaggio di scrittura delle pagine, l’HTML, è affiancato da un altro linguaggio nato successivamente, che permette una maggiore flessibilità e versatilità dei dati contenuti nella pagina: l’XML.

Mentre Html definisce sia i dati che la loro rappresentazione (per esempio un articolo con titolo di dimensione 20 in grassetto blu, testo nero di dimensione 12 scritto in un altro carattere, ecc…) Xml crea documenti che riportano il solo contenuto del testo senza nessun tipo di formattazione, ma assegnando delle etichette che descrivono le varie parti del contenuto in base alla loro funzione (per esempio per il titolo, il corpo del testo, ecc…), rendendo così possibile esportarle in altri contesti (un’altra pagina web ma
anche un database, un file di Office, ecc…) che riconosceranno le varie parti del documento e potranno assegnargli qualsiasi altro tipo di formattazione desiderato.

A differenza di Html che è un linguaggio di creazione di pagine web, Xml serve per la descrizione e il trasporto di queste. Il flusso di informazioni prive di veste grafica e impaginazione è detto feed, e può essere trasmesso tramite il protocollo RSS
(Really Simple Syndication) che però risulterebbe inutile senza un concetto tipico del web 2.0: la Syndication appunto, ovvero la volontà di distribuire gratuitamente all’esterno i contenuti pubblicati sul nostro spazio.

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.::: l'angolo dei consigli :::.

StumbleUpon, ciao ciao noia!

Girando per le rete ho scoperto una semplice applicazione che ti farà salutare una volta per tutte la noia......



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