Il termine Web 3.0 racchiude in sé una serie di significati diversi volti a descrivere l'evoluzione dell'utilizzo del Web e l'interazione fra gli innumerevoli percorsi evolutivi possibili.
Il mondo high-tech sta accelerando l’attuale maturazione del Web a favore di sistemi che siano capaci di estrarre maggiore significato dalla “rete di reti”.
Ad oggi, infatti, ad eccezione dei link, che stabiliscono una connessione diretta tra documenti, il modo migliore per esplorare il Web è rappresentato dall’utilizzo dei motori di ricerca tramite l’inserimento di parole chiave.
Tuttavia, esistono diversi limiti associati al loro impiego, tra cui un alto numero di risultati restituiti, una forte dipendenza di questi dalle parole usate nella ricerca, e la restituzione di singole pagine web o singoli documenti.
Ad esempio, se cerchi la parola "albero" potresti trovare contenuti legati all'informatica, alla botanica e alla nautica.
Insomma, i collegamenti che siamo finora in grado di stabilire sono solo sintattici e non collegamenti che comprendano il significato di quanto si sta cercando. Il calcolatore non è in grado di interpretare il senso del documento e quindi restituire informazioni realmente utili per l’utente.
Il web semantico permetterebbe l’organizzazione delle informazioni in spazi concettuali strettamente collegati al loro significato, la sostituzione delle parole chiave con un sistema di domande e risposte formulate in modo naturale, lo sviluppo di tools automatici che si occupano della manutenzione della conoscenza, effettuando controlli sulla presenza di possibili inconsistenze ed estraendo nuove informazioni, e di effettuare un controllo incrociato su più documenti.
Tutto ciò permette, quindi, di organizzare il Web in un grande database, facilitando l'accesso ai contenuti da parte di molteplici applicazioni che non siano dei browser. Tale idea deriva dal fatto che gli archivi di dati strutturati sono pubblicati in formati riutilizzabili e "interrogabili" da remoto, come XML, RDF (Resource Description Framework) e microformati.
Anche se ancora lontana dalla realizzazione, trova riscontro in alcuni esempi che vale la pena citare: aziende, quali IBM e Google, stanno implementando con successo nuove tecnologie per ottenere informazioni sorprendenti, come ad esempio prevedere le canzoni più scaricate, attraverso il data mining.
La visione della futura ragnatela ha, però, anche altre interpretazioni, come quella del web 3D. Infatti, se la rivoluzione del Web 2.0 è stata caratterizzata dalla possibilità per l'utente di una partecipazione attiva nella produzione dei contenuti e, di conseguenza, la possibilità di una interazione bidirezionale con i mass media, il passo successivo potrebbe essere quello di un coinvolgimento totale dell'utente in un mondo virtuale.
Si potrebbero aprire nuovi modi di connettersi e di collaborare utilizzando spazi 3D condivisi. Si aprirebbe la possibilità di una rete navigabile proprio come fosse una città percorsa da strade, con la capacità di esplorare negozi o fare un giro in una capitale europea senza allontanarsi dal proprio computer.
Questa graduale trasformazione viene ipotizzata, a causa dell’aumento del bacino d’utenza della rete. La creazione di connessioni sempre più fitte e dinamiche può facilitare lo sviluppo di un ambiente in cui le persone si interfaccino direttamente con gli altri utenti attraverso un personaggio, o meglio un avatar, per condividere la loro conoscenza.
Cosa ne pensi di questo post? Quali potranno essere le nuove frontier di sviluppo?
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