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domenica 13 dicembre 2015

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Il Mercato Come Conversazione.



Così come le novità introdotte dal 2.0 stanno rimodellando il web è molto probabile che portino a ridefinire anche il web marketing.
Le aziende hanno bisogno di sapere come utilizzare queste rinnovate applicazioni e funzionalità, e quali vantaggi possano effettivamente ottenerne. Ma sono le stesse dinamiche delle relazioni fra persone e aziende ad essere stravolte.

Le regole che per tanti anni hanno governato il settore della pubblicità, come la copertura del target e la frequenza di ripetizione del messaggio, nella realtà del web 2.0 perdono la loro efficacia in favore di approcci incentrata sull'engagement: cioè il coinvolgimento personale.

Questo perché i consumatori non stanno più ad ascoltare la pubblicità ma vogliono gestire le informazioni invece di subirle, ovvero i prosumers, devono per forza essere integrati nella costruzione della comunicazione della marca, trasformandoli in autori o perlomeno diffusori degli stessi messaggi dei quali si vuole che siano gli spettatori.

Nelle dinamiche del web 2.0 le persone possono essere contemporaneamente i creativi che realizzano spot per la marca, i testimonial di questa, e i clienti che ne acquistano i prodotti.

E’ molto alta infatti la quantità di user generated content relativa a prodotti, marche, servizi, che si diffonde in modo virale attraverso i social-network, ed è all’interno di questi che la marca deve essere presente per mantenere il contatto con le persone, e farsi trovare sempre pronta e disponibile al dialogo.

Il primo passo per creare dei clienti fedeli sta nella capacità dell’azienda di instaurare una conversazione con le persone utilizzando tutti i mezzi a disposizione.
Secondo passo l’orientamento della marca deve essere verso la costruzione di un progetto di comunicazione durevole che accompagni la vita dei prodotti e dei clienti, rinunciando alle campagne attuate solo per un periodo limitato di tempo.

Questa strategia deve far leva su due delle caratteristiche fondamentali del web 2.0: la socialità e la gratuità. Significa che si deve interagire con le persone intercettandole nei “luoghi” che frequentano, avere un sito contenitore di informazioni che non sia connesso alla parte "frequentata” della rete non è molto utile a fidelizzare.

L’esperienza on-line della marca non può limitarsi ad una semplice presenza, ma deve essere attiva, percepita come vitale: avere i propri spazi nelle più importanti applicazioni di user generated contentpermette di creare e condividere contenuti, di essere “visitati” assiduamente per aggiornarsi sulle novità, di beneficiare del passaparola che caratterizza i social network e dialogare con le persone mettendosi sul loro stesso piano.

Può essere utile distribuire podcast, servizi, giochi, video, contenuti informativi, che se di qualità e diffusi gratuitamente permettono di portare a termine una comunicazione estremamente più efficace spendendo molto meno che comprando spazi di visibilità per inserire degli spot.

Le aziende fanno investimenti notevoli destinati a forme pubblicitarie sempre meno efficaci con l’obiettivo di raggiungere il maggior numero possibile di clienti,senza considerare le risorse che magari rimangono inutilizzate dentro l’azienda stessa.

Così come nel web 2.0 è molto diffuso il recupero e la pubblicazione di vecchi filmati amatoriali, programmi tv vecchi di anni, e anche pubblicità d’altri tempi, le aziende avrebbero la possibilità di attingere ai loro archivi per digitalizzare, schedare e pubblicare nei social network adatti della grandi quantità di materiale come vecchi spot, progetti, disegni, fotografie, filmati, che potrebbero essere apprezzati, condivisi e commentati da una grande quantità di utenti, aumentando il numero di visitatori,generando traffico sul sito aziendale e facendo valorizzazione della propria storia, incremento della riconoscibilità e notorietà di marca contando su una presenza permanente in canali accessibili a livello mondiale.

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